A nord del muro, Berlin è guidata dal demone Apollion, che si prende le anime di chi brama soldi e lusso. A sud, invece, c’è New Berlins dell’Imperatrice Ambrosia, un demone che trangugia le anime degli artisti che desiderano fama e successo. Da tempo i due demoni si sono spartiti la città erigendo un muro e vietando a chiunque di oltrepassarlo.
Quando Dolina Lang, la cantante più famosa di New Berlins e pupilla di Ambrosia, muore schiacciata da un pianoforte dall’altra parte della città, il sud si prepara a dichiarare guerra ad Apollion e a suo figlio, accusati di aver ucciso l’anima prediletta. Intanto il fratello gemello di Dolina, Amadeus, coinvolto nelle tensioni tra i due demoni, decide di lasciare Berlin, dove conduce una vita piatta e solitaria, per indagare sulla vita e sulla morte della sorella. Oltrepassa illegalmente il muro, proprio come aveva fatto Dolina anni prima, e dall’altra parte trova Blanchefleur ad attenderlo, la strega di Ambrosia, pronta a fargli vivere le esperienze più estreme della sua vita.
Alle due estremità di una linea retta vivono il Bene e il Male: quando si trasformano in calamite la linea si piega e gli opposti si avvicinano, si scrutano, si scontrano, si graffiano. Il cerchio si chiude con un rumore che stride, ma in sottofondo suona sempre il blues.
Fabri –
Sin dalle prime pagine, questo libro ti cattura con un’intensità visiva: ogni parola sembra accendere immagini, evocare sensazioni, suggerire atmosfere. L’autrice costruisce un mondo vivido e insieme rarefatto, in cui i personaggi prendono forma e i luoghi si fanno quasi simbolici, tra realtà e immaginazione.
Berlino, in particolare, emerge come una protagonista silenziosa: familiare ma irriconoscibile, reinterpretata con uno sguardo che la svincola dalla geografia reale per renderla uno spazio narrativo denso di mistero. Le sue strade, i suoi quartieri, sono nominati – eppure in qualche modo trasfigurati, come se appartenessero a un altro posto.
Il ritmo della narrazione è gradevolmente calibrato: scorrevole, ma mai banale; veloce quando serve, ma capace di soffermarsi dove è necessario dare profondità. I flashback si intrecciano con il presente senza appesantire il flusso, aggiungendo invece spessore emotivo e sfumature alla trama.
E poi c’è il finale. Spiazzante, imprevedibile, che arriva proprio nelle ultimissime pagine. Ti lascia con la sensazione che la storia non finisca davvero.
I temi toccati sono affrontati con originalità e angolazioni uniche, senza mai cadere nel banale.
È una lettura che lascia il segno. Personalmente, l’ho amata e non vedo l’ora di scoprire altri lavori di questa autrice, che riesce con straordinaria naturalezza a trasformare la lettura in esperienza.