Tre pezzi (Parti)

Per pianoforte a quattro mani e strumentario ORFF.
CDO 001B . OSI-MKT
Brescia 2003
74 pagine

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 15,00

Autore

Giovanni Piazza

Questo fascicolo raccoglie i primi tre materiali pubblicati dall’Autore sul sito dell’OSI (autunno 2001, inverno e primavera 2002), tra i quali una nuova versione di Canto dell’est, arricchito di una sezione centrale di stampo jazzistico.

Scopo di questo tipo di repertorio “cameristico” è quello di fornire un modello di musica d’insieme – fra i tanti già proposti e praticati – che contribuisca a sottrarre il pianoforte all’isolamento in cui è spesso confinato in ambito didattico. Rispetto ai modelli consolidati dalla tradizione (il duo,il trio,ecc.), esso offre la possibilità di uscire dall’area strumentale puramente “colta” per fondersi con gli strumenti abituali dell’educazione musicale di base, con i loro timbri più semplici, coloriti e meno “seriosi”. In tal modo anche il pianoforte perde un po’ della sua imponenza, risultando forse più amichevole agli occhi del bambino. In questo senso anche la scelta dell’uso a quattro mani, da sempre didatticamente basilare, contribuisce allo scopo. Da una lato, in quanto rappresenta già in sé un modo per sottrarre l’allievo all’isolamento esecutivo; dall’altro perché, affidando la parte del “primo” all’insegnante (o a un allievo esperto), offre all’esecutore della parte melodica il necessario senso di coesione e sicurezza. Va infatti considerato che le parti di “primo” sono pensate per allievi dei primi o primissimi anni, in particolare quelle della Chanson Dorica e di Canto dell’est, rigorosamente circoscritte alle dieci dita.

Avendone la disponibilità, sarebbe bello, anche dal punto di vista spettacolare, che la parte pianistica venisse eseguita su due pianoforti elettronici, disposti “a specchio” uno di fronte all’altro, così che insegnante e allievo possano guardarsi. Tali pianoforti, considerando il fatto che non hanno né la cassa rialzata (come i modelli verticali) né la dimensione di un pianoforte a coda, consentirebbero all’insegnante anche una migliore visibilità e una maggiore vicinanza con il gruppo degli “strumentini”, oltre a rendere possibile un aggiustamento calibrato dell’intonazione al fine di adeguarla a quella dei glockenspiele e degli xilofoni.

L’organico cambia da pezzo a pezzo e non è da considerarsi vincolante. E’ nella facoltà dell’insegnante, a seconda degli strumenti disponibili, del numero di allievi che si vuole far partecipare, del risultato timbrico dell’insieme e dei relativi equilibri, di raddoppiare gli strumenti ritmici, di mantenere o togliere il raddoppio d’ottava in alcuni punti della parte dei glockenspiele e degli xilofoni, di sostituire strumenti dal suono scadente con altri di miglior suono, in definitiva di apportare tutte quelle modifiche che contribuiscano a migliorare il risultato complessivo in ogni specifica situazione.

Le sigle degli strumenti sono le seguenti: pianoforte (pf. I, pf. II) glockenspiel soprano e contralto (glsp. s. e c.), xilofono soprano e contralto (xil. s. e c.), legnetti (legn.), guiro (gro), wood-block (w.bl.), crotalo o piattini (crt.), triangolo (trgl.), piatto sospeso (p.sosp), tamburello (tb.llo), tamburo basco (tb.bas.), tamburo grave (tb.ro grave), batteria (batt).

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