Giovanni Peli gioca di sciabola e di fioretto. Di sciabola perché affonda nella polpa del racconto e nella mente del lettore con una storia di fantascienza italiana – genere quanto mai necessario ma stranamente troppo poco presente, seppure i nomi, e che nomi!, non manchino: dai “classici” Lino Aldani e Gilda Musa, ai “nuovi maestri” Nicoletta Vallorani e Valerio Evangelisti. Di fioretto perché usa i mezzi che gli sono più cari, la musica e la poesia, per dare un tono vibrante e prensile alla narrazione dei fatti – e che fatti. Quando un romanzo è riuscito, diventa anch’esso qualcosa di fantascientifico, un potentissimo e implacabile generatore di nuove realtà tridimensionali. Dunque, godetevi questa nuova dimensione – per nulla virtuale, ma tragicamente attuale – alimentata dal cuore e dall’intelligenza di Giovanni Peli.
Flavio santi
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