Va innanzitutto premesso che questo ciclo di canti non è pensato per il canto in classe, ma per il coro di voci bianche della scuola musicale in genere. Presenta infatti difficoltà che non sarebbero affrontabili nell’ambito di una normale attività musicale didattica, poniamo nella scuola media: prima fra tutte quella di implicare le voci in fase di muta. Un coro, dunque, che sta a cavallo (come età) fra la scuola media e elementare, guidato da un esperto che sappia svilupparne le specifiche potenzialità.
A questo tipo di coro questo ciclo di canti vuole offrire, dal punto di vista musicale, alcune cose, non sempre reperibili negli spesso pur pregevoli repertori indirizzati a questo tipo di utenza: una ricca varietà metrica e fraseologica, un ambito melodico e armonico che si estenda al senso modale oltre che a quello tonale, una discreta varietà stilistica. Non vuole agganciarsi – come pure è oggi frequente e spesso con risultati di notevole ricchezza qualitativa – allo stile della odierna canzone. Quello stile più “colloquiale”, quella sorta di “declamar cantando” ricco di andamenti ritmico-sillabici a volte un po’ convenzionali, poggiati sulla reiterazione di uno o più pattern piuttosto che su uno sviluppo melodico di tipo fraseologico tradizionale.
Qui si tenta invece l’utilizzo di elementi linguistici più eterogenei, immessi di volta in volta in piccole forme di diversa articolazione, con tratti folclorici, jazzistici o popular sempre inevitabilmente filtrati dalla formazione accademica dell’autore della musica, nel tentativo di fornire alla scuola materiali diversi, rispetto ai repertori consolidati o alla quotidianità, per quella funzione di propositività autonoma, oltre che di rispecchiamento della realtà, di apertura “esotica”, rispetto al puro e semplice vissuto, che alla scuola spetta.
Come elemento aggiuntivo di questa tentata originalità, questi canti mirano a sottrarre il coro a quell’immagine di staticità timbrica e corporea che gli è usuale introducendo qua e là qualche elemento di sonorità strumentale o gestuale, o di pura e semplice gestualità, che lo trasformi in un coro “interattivo”, per così dire. Elementi che, nello spirito orffiano dell’integrazione delle attività, sarebbe bello che non fossero affidati a elementi esterni al coro, ma emergessero via via dal coro stesso.
Il tutto intrecciato alla bella “storia” di situazioni poetiche immaginata da Roberto Piumini
Il fascicolo contiene 12 pezzi:
1. Corre, trotta
2. E’ bianco il cavallo
3. Va trottando
4. Come si chiama
5. A passo leggero
6. Il cow-boy vuole bene al suo cavallo
7. Apaches e Cheyenne
8. Le briglie lui tira
9. Cosa cerca il cow-boy
10. Nel deserto di fuoco
11. Il cow-boy ha una pistola
12. Bevve il latte da bambino
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