Musica a scuola con lo strumentario Orff (Volume 2°)

Vol 1° – Gli strumenti a barre
1 di 2 volumi
Reprint dell’Edizione AMADEUS del 1991
CDO 017 . OSI – MKT
Brescia 2009
124 pagine

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 25,00

Autore

Giovanni Piazza

Nel precedente volume ci siamo occupati esclusivamente degli strumenti ritmici, e qui tratteremo solo degli strumenti intonati a barre. Non perché nella pratica quelli vengano prima di questi, o perché i due grandi gruppi strumentali delle percussioni a intonazione indeterminata e determinata vadano tenuti rigorosamente separati. Tutt’altro: questi due volumi, così come le due categorie strumentali di cui stiamo parlando, appartengono l’uno all’altro, e sono divisi solo per comodità di trattazione. Nella pratica, l’uso dei due gruppi di strumenti si intersecherà e si fonderà costantemente, a seconda del momentaneo oggetto dell’attività.
Tuttavia, di fronte agli strumenti ritmici, quelli a barre richiedono un’attenzione particolare, a causa della istintiva cautela, della diffidenza che ci coglie nel momento di utilizzarli, e che maschera spesso soltanto la consapevolezza di quanto essi siano più impegnativi rispetto agli strumenti ritmici. Poiché, mentre con questi ultimi, nella attività scolastica, affrontiamo sostanzialmente un compito di controllo e coordinamento di tempi e durate che è possibile, almeno ci sembra, risolvere con i mezzi del nostro intuito e della nostra esperienza, quelli a barre ci presentano invece lo spinoso problema dell’organizzazione, orizzontale e verticale (ovvero melodica e armonica) delle altezze, che presuppone una ben diversa consapevolezza musicale. Perché noi, popolo canoro, è vero, siamo più abituati a riprodurre a orecchio canzoni e romanze che non a ragionare sulla musica; e trovarci ad affrontare strumenti nati non tanto per eseguire ma per inventare musica – anzi per farla inventare ai nostri alunni – provoca irrigidimenti e prevenzioni non indifferenti.
Ma il problema diventa un falso problema se ci si pone nella giusta prospettiva per affrontare il fatidico confronto: vale a dire se invece di intendere, almeno in prima istanza, gli strumenti a barre come oggetti costituiti, capaci soltanto di restituirci modelli stereotipati di un sistema strutturato e dotato di regole e vincoli imprescindibili, li si affronta come oggetti innanzitutto da costituire, da manipolare, smontare e rimontare secondo quanto ci detta il nostro intuito e la nostra curiosità, né più né meno come faremmo con qualsiasi altro oggetto che presenti aspetti di componibilità: diciamo, come se fossero la nostra scatola di costruzioni per i suoni.
Così affrontato, lo stesso strumento a barre saprà farci scoprire, poco a poco, anche le norme e le convenzioni basilari che regolano la sua costituzione regolamentare, ci insegnerà ad essere usato appropriatamente anche in ossequio a quei vincoli che sono alla base della sua conformazione ortodossa. Ed allora la nostra dimestichezza nei suoi confronti sarà tale da non provare più diffidenze di sorta nell’affrontarlo, né in forme rispettose della tradizione, né in forme decisamente trasgressive.
(dall’Introduzione di Giovanni Piazza)

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