Sono passati diversi anni dai fatti narrati da Verga nel capolavoro verista I Malavoglia. L’arrivo di una straniera nel paese di Aci Trezza genererà una spirale di vendetta e di scontri fratricidi, di orrori sepolti e amori perduti. In un tempo che diventa ucronico, con le canzoni moderne che danno spazio alle filastrocche siciliane, con il verismo che abbraccia un universo fantastico di vampiri e automi, Lia, l’altra faccia dei malavoglia analizza la storia interrotta, nel libro di Verga, di una ragazza che per amore e vergogna sparì, piccola piccola, a Catania in un bordello. “Arancini with kung fu” potrebbe essere il genere di questo romanzo, citazionista, pulp, poetico, erotico e post moderno, che riporta il lettore ai film di genere del nostro cinema popolare, senza mai perdere d’occhio però l’omaggio a Verga e al nostro romanzo storico italiano.
Lia, l’altra faccia dei Malavoglia è la lotta di una donna forte ed emancipata contro anni di soprusi, violenza e sottomissioni da parte di un mondo, ora e nel 1868, dalla parte degli uomini.
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